[Sonderforschungsbereich 537, Teilprojekte C �Institutionelle Strukturen religi�ser Orden im Mittelalter� und W �Stadtkultur und Klosterkultur in der mittelalterlichen Lombardei. Institutionelle Wechselwirkung zweier politischer und sozialer Felder�,
Technische
Universit�t Dresden, Universit� Cattolica Milano/Brescia]
Obbedienza � per la vita religiosa
di fondamentale significato. Come uno dei tre consigli evangelici, e sicuramente
come quello per il quale non esiste alcuna dispensa, essa � la componente
essenziale della formula di professione di ogni religioso, si presenta pertanto
come una indicazione vincolante dell�agire individuale e collettivo. Obbedire
non significa solamente la realizzazione di una virt� sociale, obbedienza
rappresenta molto pi� per i religiosi un valore spirituale fondamentale, poich�
si tratta sempre alla fine di una obbedienza a Dio, come essenziale
prerequisito per lo status religioso.
Con obbedienza � sempre nella vita
religiosa collegata anche un�altra norma di comportamento: l�umilt� � la
virt�, dalla quale (fra le altre, secondo Bernardo di Chiaravalle) come da una
sorgente derivano tutte le altre virt�. Umilt� � una categoria complementare
dell�obbedienza e, in questo senso, solo un uomo umile � pronto a una vera
obbedienza. Sotto vera obbedienza si intende: una �interiore� obbedienza
conseguita per amore a Dio e non per paura o sforzo.
Con obbedienza � collegata inoltre la
categoria del potere (talvolta anche implicante la forza/violenza). Anche
questa pu� essere in primo luogo concepita come una dimensione spirituale. Si
tratta di una forma di potere, la quale � sempre riconducibile a Dio e al
potere divino, e pertanto essa si definisce per gli uomini solo in una forma
delegata. Nella vita religiosa il
potere � legittimato solo in riferimento a Dio.
Situata fra
potere e umilt�, l�obbedienza mette a fuoco una bipolarit� di subordinazione e
sovraordinazione, spiritualmente fondata, tipica per le comunit� religiose. La
stabilit� di una comunit� religiosa � misurabile attraverso il buon
funzionamento della struttura di una simile sovraordinazione e subordinazione �
in altre parole: in quale misura l�obbedienza viene praticata, sia nel rispetto
di un potere derivato da Dio, sia nel rispetto di una umilt� come virt�
fondamentale?
Una comunit�
religiosa non � mai a tutti gli effetti un��isola di beati�, ma piuttosto essa
� � come ha detto Chenu � una �cellula terrena �. � Ci� significa che essa � sottoposta
sino al suo nucleo pi� profondo, a influssi, a esigenze, aspettative e norme
del mondo esterno. In tal modo ad esempio una comunit� religiosa � sia che essa
sia un monastero singolo (Einzelkloster), sia un intero ordine � � inserita in
strutture istituzionalizzate di sovra- e subordinazione, come soprattutto
quelle della Chiesa (vescovi e papi), ma anche alcune in ambito laicale (come
le chiese private e il fenomeno del patronato) testimoniano. Al tempo stesso
una comunit� religiosa si trova esposta a interessi di potere esogeni, i quali
ad esempio mirano a una dipendenza economica, a infiltrazioni personali, a
influenze in particolari decisioni interne etc. e i cui attori erano parimenti
dignitari ecclesiastici, nobili, citt� o persino altre concorrenti comunit�
religiose. Non meno una comunit� religiosa pu� cercare di creare dei meccanismi
attraverso i quali essa si garantisce obbedienza entro la sfera territoriale,
politico e sociale in cui interagisce e al tempo stesso attraverso i quali essa
cerca di guadagnare potere sul territorio, sulle persone e sulle istituzioni
circostanti.
Qui si
intrecciano reciprocamente meccanismi attraverso i quali essa si garantisce
obbedienza, i quali non sono n� di uguale etico/religioso fondamento � come pu�
essere il caso dell�incontro con il mondo laicale o quello della estensione sul
territorio circostante � o quello degli interessi partocolari, che quantomeno
non dovrebbe essere conforme ad una comunit� religiosa �come accade nel caso
dell�influenza e del condizionamento ad opera della gerarchia ecclesiastica.
Come funzionano
queste strutture di obbedienza interne a una comunit� religiosa e come funziona
l�incontro di strutture di obbedienza interne ed esterne, delle quali una
possiede una pretesa di assolutezza di dipendenza divina, e l�altra possiede il
migliore argomento per una effettiva pi� grande forza. In quale misura i due
piani si influenzano reciprocamente? Si instaura un conflitto di norme?
Se si procede
da questo aspetto fondamentale, saranno accolti nello spettro del volume
solamente contributi sulla �Obbedienza nella vita religiosa� che riguardano:
a)
meccanismi
attraverso i quali essa si ottiene obbedienza entro una comunit� religiosa
(monastero e ordine) e/o
b)
meccanismi
attraverso i quali essa si garantisce obbedienza nelle comunit� religiose sotto
l�influsso sia di pretese di subordinazione, sia di sforzi di subordinazione da
parte di poteri esterni e sia di strutture di obbedienza del territorio su una
comunit� religiosa.
In questo senso
va tuttavia considerato che, entrambe gli aspetti non possono essere compresi
isolatamente. Nel caso in cui vengano presentati casi particolari, deve essere
sempre riconoscibile la dimensione esemplare, e il suo costante riferimento
all�aspetto principale.
� inoltre da notare, che
l�obbedienza va considerata sia nella sua dimensione come fondamento spirituale
dell�essere religioso e della religiosit� in generale, sia anche nella sua
dimensione funzionale. Al tempo stesso sono da mettere in luce anche
costruzioni ideali e norme pratiche (come idee direttrici e oggettivazioni) e
il loro rendimento nella creazione di funzionali sociali (sub-)sistemi. Si
tratta di obbedienza come consiglio evangelico e pietra miliare delle
istituzioni, come esigenza morale e come elemento di concrete strutture di
potere. In questo contesto potrebbero mostrarsi particolarmente fertili gli
approcci comparativi di chiostri, ordini e mondo esterno.
Sotto punti
di vista sistematici si aprono i seguenti aspetti fondamentali, anche se va
sempre considerata la differenza euristica, e sino ad un certo punto, anche la
differenza effettiva delle comunit� religiose al loro interno e la loro
posizione di fronte all�esterno.
�
Perch� si
deve obbedire? Come si legittima l�obbedienza?
�
A chi si
deve obbedire?
�
Quali sono i
confini dell�obbedienza?
�
Come si
organizza e si pratica l�obbedienza?
�
Come viene
rappresentata/simbolicizzata?
�
Potere e
autorit� implicano necessariamente subordinazione?
�
Come si
collegano concetti come potere, autorit�, gerarchia, subordinazione e
obbedienza?
Si pu� pensare al seguente ordine dei contributi all�interno del volume (anche se sarebbe da prendere in considerazione la riflessione che segue: sono possibili confronti strutturali fra fenomeni di subordinazione nella sfera monastica e religiosa in generale e fenomeni di subordinazione di comunit� religiose sotto altre strutture sociali?).
Qui si intende ricercare come si ottiene
concretamente obbedienza, come si organizza e come al contrario attraverso
l�obbedienza si pu� organizzare (e al tempo stesso come contro di questa si
possa reagire).
1)
Obbedienza
come elemento della vita religiosa e regolare: disposizioni morali e ruolo
funzionale all�interno di un monastero o di un ordine, legittimazione della
obbedienza.
2)
Scopi e
condizioni della obbedienza (non ex metu, sed ex amore), come al tempo
stesso i metodi di conseguimento e di apprendimento della obbedienza
(noviziato); costrizione all�obbedienza.
3)
Collegamenti
gerarchici come funzioni e come fenomeni collaterali dell�esistenza di una
congregazione o di un ordine: subordinazione personale e subordinazione
istituzionale (ci� include anche le cariche e le case dipendenti).
4)
Ribellione e
obbedienza: Abolizione di una particolare (distinta) obbedienza o formazione di
un�altra similare? La ribellione mette in discussione principalmente
l�obbedienza, oppure � la disobbedienza in alcuni casi solo il risultato
secondario di un conflitto?
Qui si parla di obbedienza come elemento
(forse solo in alcuni punti) e principio, il quale accompagna, e pi�
precisamente talvolta definisce, relazioni e pretese reciproche
1)
Obbedienza
nelle relazioni e nelle mutue pretese delle comunit� religiose e del loro
contesto politico e sociale (ad esempio conflitti con i poteri spirituali e
secolari, come quelli cittadini o vescovili, dei signori e del papato�).
2)
L�intervento
del mondo esterno nel chiostro, o rispettivamente nell�ordine: come possono
essere influenzate, imposte o annientate dall�esterno le interne strutture di
obbedienza? (ad esempio attraverso esterne misure costrittive, attraverso
l�infiltrazione di persone adatte in un convento, attraverso l�assunzione della
direzione [come forse il fenomeno degli abati laici e degli abati commendatari]
etc.)
Qui si tratta di domande circa le
oggettivazioni sociali, la rappresentazione, la socializzazione e la formazione
degli individui, come soggetti entro una istituzione.
1)
Subordinazione
e obbedienza come oggetto delle �oggettivazioni ideali� delle rispettive
istituzioni (testi e immagini).
2)
Vie di
rappresentazione: la gerarchizzazione come elemento della produzione di un
testo e rispettivamente della produzione di immagini, la quale si offre, per
altri scopi, come istruzione e comunicazione di conoscenze, in questo senso in
particolare anche gli aspetti simbolici dei funzionali complessi testuali e di
immagini.
3)
I segni del
potere, che ci si attende da fenomeni come obbedienza e/o subordinazione.